Non giriamoci troppo intorno: sono incazzata. Anzi, sono incazzatissima con la 70esima edizione degli Emmy, perché, anche questa volta, non ha perso occasione di deludermi. Nella fattispecie, sono incazzata con gli Emmy per aver fatto vincere Game of Thrones nella categoria OUTSTANDING DRAMA e SUPPORTING ACTOR.
Ritengo inaccettabile che Game of Thrones, nella sua stagione peggiore, vinca un premio così importante come Miglior Serie Drammatica, quando nella stessa categoria troviamo The Americans (alla sua ultima corsa per vincere tale premio, ingiustamente snobbata nel corso di tutti questi anni), The Handmaids Tale, The Crown e This is Us.
Ha vinto una serie la cui ultima stagione non solo è piena di buchi narrativi da far invidia alla pavimentazione di Roma, ma il cui plot è un appiccicaticcio di teorie pescate su Tumblr, che hanno l’unico scopo di accontentare i fan. L’ho già detto che questa è una cosa inaccettabile?
Sebbene le prime stagioni di GOT fossero estremamente affascinanti, ricche di colpi di scena pertinenti con ciò che andavano a narrare e con un character development studiato e consequenziale agli eventi, con l’avanzare degli anni Game of Thrones ha perso tutta la sua coerenza, riducendosi ad un calderone di eventi il cui scopo è solo quello di stupire e compiacere. L’elevatissimo numero di morti ad ogni stagione, ormai, ha il solo scopo di destare scalpore e di generare meme su meme su quanto GOT sia cruda, su quanto sia spietata, su quanto sia bene non affezionarsi a nessun personaggio perché tanto muore. La serie è talmente tanto scaduta in basso che nelle ultime stagioni ha ripetuto i tormentoni che negli anni d’oro hanno spopolato su Tumblr, con il risultato che adesso le cose che Jaime fa per amore comprendono essere uno smidollato succube della fi*a e, quando qualcuno pronuncia i titoli di Daenerys, l’interlocutore deve prendere le ferie solo per arrivare a fine della frase.
L’evoluzione dei personaggi ha smesso di seguire una logica da almeno tre stagioni e i personaggi non sembrano più essere mossi da quegli ideali che, all’inizio, ci hanno fatto spudoratamente schierare da una parte piuttosto che dall’altra. Ciò che dicono e ciò che fanno non è più caratteristico del personaggio e, se la medesima cosa la facesse qualcun altro, non farebbe nessuna differenza. La psicologia dei personaggi ha completamente perso di tridimensionalità.
Nella fattispecie, nell’ultima stagione ci siamo ritrovati ad assistere ad una reunion dei fratelli Stark che più pietosa di così proprio non potevano farla. La bellezza di una serie è data dalla sua globalità e anche il fattore pathos ha un peso non indifferente. Hanno gestito uno dei momenti più attesi di tutta la serie, il momento in cui gli Stark, divisi dalla prima stagione, si ricongiungevano e lo facevano dopo così tanto tempo da non sapere nemmeno se gli altri fossero ancora vivi, con una tale sciatteria da passare in sordina. È davvero triste.
Hanno gestito malissimo tutto l’arco temporale al punto tale che non si capiva quando due azioni avvenivano in contemporanea o quando c’era un salto temporale. Non mi riferisco tanto agli spostamenti fatti a cazzo e alle traversate che duravano un cambio di scena, ma quando passi intere stagioni a far percorrere un quadratino di terra ai personaggi, devi trovare un modo intelligente per accorciare le distanze e dare il giusto senso al tempo che passa. Si tratta di coerenza spazio-temporale: se – giustamente – vuoi velocizzare le cose e non impiegare secondi utili a mostrare uno spostamento, allora devi anche trovare il modo di far capire che è passato del tempo.
Una serie succube del suo fandom non può vincere un Emmy come miglior serie tv drammatica, è un insulto non solo alla categoria stessa, ma, soprattutto, alle serie che così ingiustamente non hanno vinto.
La vittoria di Peter Dinklage per il suo ruolo di Tyrion Lannister è parimenti insensata. Per quale ragione ha vinto? Non riesco a spiegarmelo. Nella settima stagione il personaggio di Tyrion è stato scritto in maniera scialba, oltretutto non ha avuto scene che lo rendessero particolarmente memorabile (e difatti fatico a ricordare che cosa a fatto nel corso della stagione). Non avendo scene di particolare rilievo, non ha fatto nessuna performance degna di nota. La sua stessa candidatura (idem quella di Nikolaj) è ingiustificata, figuriamoci la vittoria.
La 70esima edizione si conclude, per me, con grande amarezza e sfiducia nel futuro. Ma giacché ogni opinione è opinabile, fatemi sapere che cosa ne pensare sulla vittoria di Game of Thrones in queste due categorie.
Alla fine l’ultima stagione ha pagato pesantemente il distacco totale dal romanzo originale, ma d’altra parte non si poteva fare in altro modo.
Guarda, il fatto che si sia distaccato dai romanzi per me non è un problema, il problema è /come/ si è distaccato…